La nostra Toscana

Descrivere la nostra Toscana dovrebbe essere opera facile, ma è in realtà opera ardua. In molti lo hanno fatto e lo fanno ancora muovendosi dall’arte, al paesaggio, alla cucina. Una chiave di lettura della nostra terra passa attraverso i colori, il verde, il marrone e l’oro, tutti legati alle infinite sfumature che valli e colline, ricoperte di olivi, vigneti, campi di grano e cipressi, offrono nel susseguirsi delle stagioni.
La Toscana è affascinante e seducente, con le sue città d’arte, le pievi ed i castelli che inaspettati spuntano al termine di lunghi viali di pini e cipressi.
La Toscana è musicale ed armoniosa in ciò che dipende dalla natura, con le melodie propagate dal chiacchierio dei tanti uccelli delle campagne, rotto solo dal rintoccare delle campane di mille paesini in pietra arroccati sulle colline.
La Toscana è ricca dei profumi della macchia mediterranea che si sprigionano ad ogni passo nelle nostre terre incolte: rosmarino, nepitella, finocchio, ginestra, corbezzolo e mirto.
La Toscana è anche la sua cucina, semplice, essenziale e sobria, rustica, ma raffinata allo stesso tempo.

La Toscana ha tante facce e tanti prima di noi l’hanno descritta meglio:

Chi entra in Toscana si accorge subito di entrare in un paese dove ognuno è contadino. Ed esser contadino da noi non vuol dire soltanto saper vangare, zappare, arare, seminare, potare, mietere, vendemmiare: vuol dire sopra tutto saper mescolare le zolle alle nuvole e far tutt’una cosa del cielo e della terra…
Uno specchio il cielo toscano, così vicino che lo appanni col fiato: monti e poggi e nuvole, e tra quelli le ombrose valli, i prati verdi, i campi dai solchi diritti (e quando è terso vedi nel fondo, come in un’acqua limpida, le case, i pagliai, le strade, le gore, chiese).
(Curzio Malaparte – Maledetti Toscani)